Venzone Il borgo dei borghi 2017
18 aprile 2017
La
Repubblica: L'utopia
di Venzone il borgo più bello risorto dalle macerie
Tomaso Montanari
L'ELEZIONE
di Venzone, in Friuli, a borgo più bello d'Italia è una potente iniezione di
fiducia in noi stessi.
Chi oggi ha
meno di sessant'anni forse non sa che nel 1976 Venzone non esisteva più, raso
al suolo da un terremoto. Dopo la terribile scossa del 6 maggio (che provocò 47
morti e gravi danni), ce ne fu una, fatale, il 15 settembre. Poteva essere la
fine di Venzone: c'era chi proponeva di ricostruirlo altrove, in forma moderna.
E già dopo il 6 maggio le ruspe avevano inflitto danni irreparabili alle
macerie degli edifici storici.
Ma lo shock
di settembre provocò una straordinaria mobilitazione, culturale e civile: si
costituì un Comitato di coordinamento per il recupero dei Beni culturali, e i
cittadini chiesero di riavere Venzone «com'era e dov'era». E così fu: il
sindaco requisì l'intero centro storico, che fu ricostruito come un unico
organismo, un'unica opera pubblica. Il Duomo fu ritirato su con le sue stesse
pietre, ricollocate ad una ad una, lasciando bene in vista i segni della
devastazione.
Il libro
che, meglio di ogni altro, racconta questa storia è "Le pietre dello
scandalo", scritto a più mani, uscito nel 1980 in una collana diretta da
Corrado Stajano e nato «dalla convinzione, o dalla speranza, che il tentativo
di salvare, per quanto era possibile, l'identità del Friuli distrutto dai
terremoti del 1976, la lotta condotta per difendere da un'altra violenza,
quella delle ruspe, beni che non andavano annientati, il lavoro fatto per
impedire in particolare la cancellazione del centro storico di Venzone, svolto
da un gruppo di volontari, possa servire come chiave di lettura non solo di
quanto avviene nell'Italia dei terremoti, delle frane, delle alluvioni, della
speculazione proterva, ma anche di quanto, in condizioni di
"normalità", dovrebbe essere cambiato per una reale salvaguardia del
patrimonio storico-artistico italiano».
La scelta di
Venzone come borgo più bello d'Italia dimostra oggi che non si trattava di
un'utopia, ma di un progetto che potrebbe essere esteso a tutta l'Italia. Una
lezione terribilmente attuale: visto che non decolla ancora, nel cratere
dell'Italia centrale, la ricostruzione degli edifici storici.
A tutt'oggi
i cantieri riguardano non più del 20 per cento di un patrimonio culturale che
non riesce ad essere soccorso da «un ministero dei Beni culturali
drammaticamente sprovvisto di mezzi e di persone. Al di là della facile propaganda
e delle narrazioni rassicuranti, sono i crolli stessi degli edifici, uno dopo
l'altro, a raccontare un'altra storia» (sono parole dello storico dell'arte
Andrea De Marchi). I cittadini di Amatrice hanno scritto un'accorata lettera
aperta in cui denunciano che «stiamo perdendo, come Italiani, un pezzo della
nostra storia, stiamo perdendo un pezzo dell'Italia». Eppure sarebbe possibile
salvarlo: facendo come a Venzone. Così che, tra quarant'anni, il borgo più
bello d'Italia possa essere uno di quelli che oggi è raso al suolo. Non è
impossibile, dipende solo da noi.
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Il
presidente Sergio Mattarella durante la visita a Venzone il 6 maggio 2016, a 40
anni dal terremoto
FOTO: ©
PAOLO GIANDOTTI
Tomaso Montanari
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